Salute, Malattia e Guarigione

Dio ha creato l'uomo con infinita bontà, ha unito in lui forze innumerevoli incessantemente all'opera per mantenere e preservare la meravigliosa casa che ospita l'anima immortale.
Queste forze agiscono con ordine in accordo e armonia con le altre. Ma se una debolezza psichica o una passione violenta disturbano tale armonia, queste forze iniziano ad agire le une contro le altre….
Quindi Dio invia le malattie, benefici messaggeri, che annunciano l'avvicinarsi del pericolo e spingono l'uomo a prepararsi a superarlo.
(tratto da Mosè Maimonide, Preghiera del Medico Ebreo, 1135-1204)

Cominciamo con una storia che può sfociare in leggenda ma che comunque mi sembra un buon inizio per riflettere.
A Re Chizqiyahu (Ezechia), Re di Giuda della dinastia di David (716 a.C. - 687 a.C. circa), la cui storia è raccontata nel 2° Libro dei Re cap. 20, fu diagnosticata una malattia mortale e decise di affrontarla con la preghiera: si rivolse verso un muro (inaugurando così una nuova tradizione nella liturgia ebraica) con l’intenzione di staccarsi dal mondo e guardarsi dentro per capire quale dei suoi comportamenti aveva causato la malattia.
Guarì, regnò ancora per 15 anni e ordinò che fosse distrutto “il Libro dei Rimedi”, un compendio sulle erbe curative e altri rimedi, frutto dell’esperienza di generazioni di saggi e medici; il testo era così ben fatto che, se ben applicato, faceva guarire la maggior parte dei malati.
Re Chizqiyahu pensò, che con un libro così ben fatto molti malati, avendo trovato una soluzione veloce al loro problema, non avrebbero portato l’attenzione alla radice del malessere, perdendo l’occasione, data dalla malattia, di raggiungere un livello spirituale superiore.

Andiamo ora ad analizzare la parola guarire
La parola guarire viene all'antico germanico warjan = mettere al riparo, difendere, proteggere, il quale, a sua volta, proviene dalla radice var- = guardare o anche coprire (entrambi nel senso di curare, proteggere). Identica radice si trova nell'inglese to care = curare, proteggere.
L’analisi etimologica del termine guarire quindi rivela che nell’antichità significava preservare, difendere, salvare dal male attraverso l’osservare, il guardare, l’essere consapevoli.
Da questo viene automatico cercare di capire la radice del termine osservare cioè dal latino ob-servare = considerare, guardare diligentemente sia con gli occhi fisici che con quelli della mente.
Se ne deduce che guarire significa osservare con una consapevolezza più profonda guardando verso la “Luce”.
Credo che molti pensatori e filosofi del passato o anche dei nostri tempi, avessero ben chiaro questi concetti. In Medicina Cinese, per esempio, la diagnosi attraverso l’osservazione (Bo-Shin) è uno dei 4 metodi usati per valutare la situazione energetica e fisica di una persona.

Platone

Platone (428 a.C. - 347 a.C.) uno degli ispiratori insieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele, della filosofia occidentale, scriveva:
“Ci sono due tipi di medicina: quella per gli schiavi e quella per gli uomini liberi.
Quella per gli schiavi prevede la rapida rimozione del sintomo, così che il soggetto possa subito tornare a lavorare.
Quella per gli uomini liberi prevede la conoscenza e la comprensione del sintomo, il suo significato per la salute complessiva del corpo, per l’equilibrio della persona e per la sua famiglia.”
Basta sostituire la parola schiavo con lavoratore o povera gente, per piombare ai nostri giorni.

1Ohsawa

George Ohsawa, giapponese nato alla fine dell’800 e fondatore della Filosofia Macrobiotica, in numerose conferenze e in molti suoi scritti ha descritto 3 categorie di guarigione:
Guarigione clinica o scomparsa dei sintomi
Scomparsa della causa della malattia (ognuno è medico di se stesso) attraverso lo sviluppo del giudizio
Guarigione creativa o spirituale che avviene vivendo senza paura e ansia, in libertà e nella giustizia realizzando il proprio “io” cioè la propria capacità di fondersi con l’infinito che Ohsawa chiama Taikyoku
La vera guarigione è quella spirituale e il principale atteggiamento che la ostacola è l’arroganza che ha come sintomi paura, violenza, dubbio, avarizia, timidezza, esitazione, debolezza, negligenza, pigrizia, insolenza e, soprattutto, l’ingratitudine.
L’arroganza è l’ignoranza di “sé”, è il porre fiducia nelle cose effimere e nei falsi valori credendosi per questo forti, potenti e ricchi.

Una ulteriore interpretazione del pensiero di Ohsawa ha suddiviso la cura per arrivare alla guarigione in tre livelli:

Cura allopatica
È la medicina dell’emergenza, quella che Platone indicava adatta agli schiavi cioè alla forza lavoro e che ha come caratteristica principale la rimozione del sintomo.
…Il medico utilizza i mezzi scientifici, farmacologici e chirurgici, a sua disposizione creando un indubbio vantaggio della rapidità, della comodità e, nei casi di particolare gravità, di urgenza e di emergenza, anche della necessità in quanto spesso insostituibile.
…Ma quali sono gli svantaggi di questo tipo di cura?
…Eliminare i sintomi significa nascondere i segnali del corpo/mente e mantenere in vita uno stato di alterazione che inevitabilmente si ripresenterà, nel tempo, peggiorato sotto altre forme di disagio. Sull’altare della comodità si viene, perciò, a sacrificare il personale processo di consapevolezza coltivando l'ignoranza della conoscenza di sé e del proprio corpo e la mancanza del senso di responsabilità verso se stessi. (Attilio Somenzi - Lo Shiatsu e il pensiero Macrobiotico - Shiatsumilano editore)
Cura Olistica
…Nella cura olistica si prende in considerazione l'intero corpo/mente/spirito avendo ben chiaro che il disagio che compare a carico di un organo o della sfera emozionale è necessariamente correlato ad altri organi o funzioni o emozioni… Si va, in altre parole, alla ricerca delle cause del problema. (Attilio Somenzi ibidem)
La Cura Olistica è quella dei rimedi naturali come la fitoterapia, l’omeopatia, l’alimentazione naturale e molte pratiche fisiche quali Yoga, Tai Chi Chuan, ecc.
Pur essendo un passo avanti nella conoscenza di se stessi e nell’eliminazione del senso di separazione fra sé e il sintomo tipico delle cure allopatiche, il rischio che si corre è di continuare ad affidare la propria salute nelle mani di qualche esperto. Resta per cui una forma di delega che ci impedisce di capire quali siano le responsabilità soggettive.
Autoguarigione
…Guarigione è consapevolezza, gratitudine e riconoscenza.
…Perciò, tornando alla malattia e alla cura, significa consapevolezza che ciò che ci sta accadendo è un'occasione per entrare nella nuova conoscenza di noi stessi, significa gratitudine e riconoscenza per l'opportunità per i cambiamenti che possiamo effettuare e per la possibilità di essere responsabili di noi stessi.
È, quindi, ricerca dell'origine della sofferenza.
…Autoguarigione è quindi ricerca continua e continua messa in discussione della propria vita e delle proprie scelte, ma è anche umiltà perché ci permette di rivolgerci a chi ne sa più di noi senza paura di chiedere o di essere giudicati …(Attilio Somenzi ibidem).
L’autoguarigione è assumersi in toto la responsabilità di tutto quello che ci succede, è capire che sono i nostri comportamenti, nella maggior parte dei casi, che “creano”, nel bene o nel male, la nostra vita; è dare il nome giusto alle cose, abbattendo quel velo che ci impedisce di avere il contatto con le nostre esperienze interiori e che frena l’evoluzione personale.

È interessante notare, a questo proposito, che i concetti enunciati da Ohsawa e rielaborati da altri, abbiano radici universali che provengono da lontano.
Oltre al succitato Platone, per esempio, nella Chassidut, la filosofia dell’ebraismo rabbinico, sono previsti 6 livelli di guarigione dei quali solo il primo avviene sul fisico attraverso pratiche atte a rinforzare la forza vitale. Gli altri 5 livelli, con modalità diverse come gli Incantesimi o l’uso dei Nomi Sacri, “lavorano” sull’Anima.

Yin e Yang le due tendenze antagoniste della vita

Da: Keiraku to Shiatsu di Shizuto Masunaga  Shiatsu Milano Editore

Masunaga

.....Nella sala dove si teneva il seminario non c'era una lavagna e così, con un pennarello, disegnai una linea orizzontale su un foglio da disegno, spiegando che rappresentava la superficie del terreno. Proseguii disegnando sotto la linea, un seme, come rappresentazione della vita. Questo seme, inizialmente, sviluppa estensioni verso il basso, le radici. Successivamente, spuntano le prime foglie sopra il terreno, che crescono e salgono verso l'alto. Ma, prima che qualsiasi forma appaia al di sopra del terreno, le radici devono essersi sviluppate per sostenere la vita e, quindi per assicurarne la crescita. Le radici crescono, diventando sempre più numerose, ramificate, sottili e invisibili, scendendo sempre più giù in profondità, per poi diventare inscindibili e unirsi, infine, con la terra. Le radici corrispondono allo yin e la vita sopra la terra allo yang. Le due parti crescono in direzioni opposte: mentre una va verso la luce del sole salendo su verso il cielo, l'altra scende in profondità sotto la terra, verso un mondo assolutamente buio. Nonostante yin e yang sembrino essere indipendenti, devono essere in armonia tra di loro, altrimenti l'albero non può crescere. Nella parte dell'albero sopra il terreno, il tronco, compaiono i rami che crescono a loro volta e, infine, spuntano le foglie. Sebbene, all'inizio, il tronco sia unico, alla fine diventa un elemento inseparabile da rami e foglie. Questa è la caratteristica dello yang, che si traduce nello sviluppo dell'intelletto, ovvero ordine, struttura e differenziazione dei ruoli, rappresentando tutto ciò che può essere colto dalla sensibilità e epicritica.

Albero con raíz

Allo stesso modo, la radice si divide in radici secondarie, ancor prima che inizi l'innalzamento della pianta dal suolo; tali radici scendono sempre più in profondità nel mondo invisibile e le estremità quasi scompaiono unendosi alla terra stessa. Questa è la caratteristica fondamentale dello yin, che riguarda i sentimenti; significa fusione con ambiente e abbandono della forma e dei confini, rappresentando il mondo della spiritualità dell'arte, il cui substrato sono i sentimenti istintivi della sensibilità protopatica.

Solo quando si comprendono concretamente lo yin e lo yang nella vita, le loro caratteristiche e i rispettivi ruoli, si considera la necessità di armonizzarli. Pensiamo, in generale, che l’ombra sia prodotto dalla luce del giorno; tuttavia, prima che il sole splenda, cioè prima della divisione dello yin-yang esiste un mondo invisibile che è più vicino allo yin. In altre parole quando il sole fa la sua apparizione, lo yang si manifesta; tuttavia, esiste anche lo yin, e lo yang fa parte di una totalità in cui è incluso lo yin. Quando viene giorno si può vedere, quindi, separare la realtà, ma continuano a sussistere anche realtà che non si possono distinguere perché costituiscono lo yin, la non-vita.

donna con volto dipinto meta nero e meta bianco

……Yin-yang non significa semplicemente dividere la realtà in due aspetti, bensì ci aiuta a comprendere che l’esistenza è fatta di combinazioni complesse tra yin e yang, che si compenetrano. Nello yin comunque esiste lo yang e nello yang esiste lo yin.

…..Parlando dell'albero, per esempio, non basta dire che è suddiviso nella parte yin (le radici) e nella parte yang (il tronco). Quando esso nasce, lo yin e ciò che non si manifesta mentre lo yang è quello che si vede; esiste anche un confine tra essi che è la superficie (il terreno), come per l’ameba è la pelle. Ma, se l’attività yang consistesse solo nel separare l'essere vivente, isolandolo dal suo ambiente, egli non potrebbe sopravvivere. In altre parole, la superficie che separa l'ambiente interno da quello esterno, parallelamente alla sua funzione di separazione (yang) ha anche un ruolo di unione (yin).

Possiamo quindi concludere che lo yang mette in comunicazione l'interno con l'esterno, assicurando la permanenza dell'essere vivente tramite la separazione dovuta alla superficie di natura yin. Mentre yang esprime il divenire della vita e, quindi, il futuro yin è responsabile della connessione della vita stessa.

Semi e radici

 

 

Consigli alimentari per tutte le stagioni

È importante scegliere il cibo più adatto alle nostre esigenze energetiche, nel rispetto degli equilibri del nostro corpo, delle corrette combinazioni e della stagionalità. Per l’inverno, ad esempio, sarà opportuno privilegiare cibi legati all’elemento Acqua, che contengano molti sali minerali, come ad esempio le alghe e gli azuki. Per la primavera, invece, sono più indicati i cibi legati all’elemento dell’Albero, come le verdure a foglia verde o i germogli. L’estate corrisponde alla fase in cui l’energia ascendente della primavera raggiunge l’apice e si irradia verso l’esterno, trasmettendo calore; per questo è associata all’elemento Fuoco e predilige cibi crudi, ad esempio verdure a foglia larga, e soprattutto cotture veloci, come zucchine saltate. Con il passaggio dall’estate all’autunno, l’energia predominante diventa quella della Terra, e perciò i cibi più adatti sono i cereali e tutte le verdure di colore arancio-giallo, soprattutto se di forma tondeggiante.

Vi sono alcuni consigli che valgono per tutte le stagioni:

1. Usate cibo di buona qualità. Qualsiasi sia il cibo che mangiate, cercate di fare in modo che non contenga prodotti chimici di sintesi, cioè quelle sostanze che fino alla fine dell’800 non esistevano e che l’uomo, imitando la natura, ha creato in laboratorio. Questo vale sia nella produzione che nella trasformazione.

2. Imparate a leggere le etichette dei cibi confezionati e chiedetevi che tipo di impatto ha il cibo che usate sull’ecosistema dell’intero pianeta.

3. Mangiate solo quello che è necessario e lasciate il resto: questa è una forma di rispetto verso gli altri esseri viventi e l’ambiente. Uno stile di vita più in armonia con la natura non può prescindere da questo.

4. Considerate l’alimentarsi un atto che ha la sua sacralità, come facevano i nostri vecchi. Pertanto, quando si mangia bisognerebbe essere il più presenti possibile, masticando molte volte e lentamente senza farsi distrarre da TV, cellulari o riviste.

5. Fate una vita il meno sedentaria possibile. Non serve essere degli atleti ma semplicemente, ogni tanto, prendersi degli spazi per fare qualche camminata e qualche piccolo esercizio fisico.

Mettersi in proprio come operatore Shiatsu

Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua

Confucio

Il nuovo decennio è iniziato da pochi mesi e come ogni momento di cambiamento è accompagnato da sentimenti contrastanti di paura e aspettative. Ricorda però che i momenti di crisi sono i momenti della trasformazione

In questo ultimo decennio abbiamo visto il mondo del lavoro subire grandi trasformazioni. L’idea del posto fisso a vita non è più una realtà, ma non è necessariamente un cambiamento negativo. Un nuovo mercato del lavoro richiede nuove competenze e abilità. Bisogna essere dinamici ed elastici, non aver paura di evolvere e adattarsi. 

Lavorare in proprio significa essere padrone del tuo tempo e della tua professione, avere la possibilità di portare avanti un tuo progetto senza limiti imposti dall’alto, trovare dentro di te una nuova gioia ed energia nel costruire qualcosa di tuo, giorno per giorno. Non è facile, ma puoi ottenere grandi soddisfazioni! 

Per poterti mettere in proprio però devi maturare competenze qualificate. Se stai pensando di frequentare un corso di Shiatsu ricorda che non tutti i corsi sono uguali. È importante rivolgersi ad una scuola dedicata all’insegnamento dello Shiatsu, seria e certificata, che svolge i propri corsi con professionalità e dedizione.

Il Corso Professionale della Scuola Shiatsu Verona è strutturato in tre anni (3 livelli) e prevede lo svolgimento di un programma conforme ai criteri stabiliti dalla Federazione Italiana Shiatsu Insegnanti e Operatori® (FISIeO).

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Sei alla ricerca di un cambiamento nella tua vita?

Vuoi imparare e tramandare un’arte utile a te e al prossimo? 

Ogni grande cambiamento inizia con un piccolo passo.

A febbraio iniziano i mini corsi gratuiti di introduzione allo Shiatsu, organizzati dalla Scuola Internazionale di Shiatsu Italia presso la sede di Verona.

Per maggiori informazioni puoi chiamare o mandare un messaggio whatsapp al referente per i corsi di Shiatsu, Giuseppe +39 3389375780 oppure inviare un'email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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