O lost
Da O Lost, di Thomas Wolfe (1929)
...“Cibo, cibo, caro fratello della poesia, che abbiamo incontrato in tanti posti meravigliosi, attento! L’uomo con la palpebra calata e il nero cappello a cilindro che ha devastato la Vite, tua sorella, ha già messo gli occhi su di te. Non sei forse tu il simbolo di tutte le nostre frustrazioni, per cui pur essendo ricchi, siamo poveri; pur avendo tutto, moriamo di fame? Pseudo-musica, pseudo-poesia, pseudo-filosofia, pseudo-teatro, pseudo-birra: arriverà un giorno in cui, sconfitti da questo mistero, alzeremo lo sguardo sulle pecore intente a brucare mentre ci apprestiamo a cenare con agnello prefabbricato; oppure, nella stagione in cui il granturco maturo si piega sotto il peso delle spighe, verseremo nel piatto del mais sintetico?”...
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