Hara
Da “HARA, il centro vitale dell’uomo secondo lo Zen" di Karlfried Von Dürckheim, Ed. Mediterranee
Hara
Ogni straniero che si reca in Giappone è sorpreso nel vedere continuamente persone che sembrano addormentate o assorbite e se stesso. Nei tram e in ferrovia uomini e donne anche giovane, ragazzi, studenti, stanno seduti con gli occhi chiusi o socchiusi, ma sempre col busto dritto, non appoggiato, e silenziosi. Quando aprono gli occhi essi non hanno fatto uno sguardo assonnato ma uno sguardo che viene dal profondo, calmo, “presente”, dinanzi al quale si direbbe che il mondo nei suoi aspetti caotici e molteplici retrocede. È uno sguardo il quale rivela che in quel momento l’uomo è raccolto, fermo, sveglio, staccato dalla agitazione del mondo esterno, equilibrato ma non rigido; in una parola, egli è centrato, nel senso proprio del termine.
Quando un giapponese sta seduto su una sedia o una panca, sembra in genere che di essa non faccia quasi uso, che egli poggi essenzialmente su se stesso. Dal modo in cui un Giapponese sta seduto si può giudicare del grado della occidentalizzazione da lui subita. L’ accavallare le gambe curvando il dorso o comprimendosi il ventre e cosa del tutto non giapponese, come lo è ogni modo di appoggiarsi che comporti un afflosciarsi della forza che “porta”, che tiene su l’uomo...... la maniera giapponese di stare seduti va riferita sia ad un atteggiamento esterno che ad un atteggiamento interiore. Il Giapponese riposa in un “rilasciamento eretto”. Questa connessione fra stare dritti e riposare e assai caratteristica. L’ uomo intero gravità corporalmente verso l’interno. Si può notare qualcosa di simile per quel che riguarda il modo con cui il Giapponese sta in piedi. Mi ricordo che in un ricevimento, un mio amico giapponese mi disse: “Vede, ogni europeo qui presente sta in piedi in un modo che se qualcuno all’improvviso gli desse una spinta da dietro, anche non violenta, egli cadrebbe per terra mentre un Giapponese non perderebbe l’equilibrio nemmeno ricevendo uno spintone”.
Diritto, stabile e raccolto queste sono le tre caratteristiche dell’atteggiamento che al Giapponese sembra essere quello giusto e che nel loro insieme attestano la presenza dell’hara. Il Giapponesi in possesso dell’hara in apparenza se ne stanno immobili, ma questa immobilità ha qualcosa di vibrante, in essa è chiusa una tensione.
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