A scuola dai salmoni

 I leori   Da "A scuola dai salmoni"

  aihara  Di Herman Aihara

Herman Aihara
Nato con il nome di Nobuo Nishiyama nella regione di Kyushu, nel sud del Giappone nel settembre del 1920.
Alla morte di Ohsawa, nel 1966, Aihara è diventato il "leader" del movimento macrobiotico specie negli Stati Uniti.
Il libro è una raccolta di saggi, brevi articoli e poesie con i quali Aihara è riuscito con successo ad applicare il concetto di "imparare dalla natura" a tutti gli aspetti della vita, grazie ad una eccezzionale capacità di osservazione, comprensione e spiegazione della vera natura di ogni fenomeno.
 
Breve introduzione alla spiritualità giapponese
 
.......Il Giappone è stato uno di quei rari paesi in cui non ci sono state discriminazioni religiose.
Non ci sono mai state guerre religiose in questo paese come quelle tra Arabi ed Ebrei, Musulmani e Indù, Cattolici e Protestanti.
La ragione che spiega questa assenza di discriminazione, si basa sulla loro convinzione che tutte le religioni sono in realtà, una sola, e che tutti i mondi spirituali si riducono ad un unico.
Tale credo è stato definito “religione giapponese” (Nihonism) da Isaiah Ben Dasan, autore di: “The Japanese and the Jewes” ( i Giapponesi e gli Ebrei).

Mais

Un ulteriore importante caratteristica della concezione spirituale o, se si preferisce, della fede dei Giapponesi, è il culto degli avi, menzionato da Lafcadio Hearn nel suo libro “Japan, an attempt at Interpretation”. Il culto degli Avi in Giappone si basa su tre principi fondamentali:
  1. I morti rimangono in questo modo: visitano le loro tombe e le loro antiche case, partecipando, non visti, alla vita dei loro discendenti.
  2. Tutti morti diventano dei, nel senso che acquistano poteri soprannaturali, continuando però a mantenere il carattere che li distingueva in vita.
  3. La felicità dei morti dipende dal rispettoso servizio che i viventi rendono loro, così come la felicità di questi ultimi dipende dal compimento dei pii doveri verso i morti.

bottiglie e bicchiere

Questo è il modo di vedere l’originaria mentalità giapponese da parte di una persona civilizzata dalla mente scientifica ed analitica. Non di meno, la maggior parte dei giapponesi non si vede così, in quanto il mondo dei morti non è completamente separato da quello dei vivi. Il mondo dei morti è una continuazione di quello dei vivi. Per cui, non esiste la morte intesa nel senso del termine inglese o comunque occidentale: quando il corpo fisico di una persona scompare nel mondo invisibile, quella persona viene detta morta ma per il giapponese tradizionale non lo è. Essa continua a vivere nel mondo invisibile, detto dell’anti-materia dalla fisica moderna. Perciò, i viventi parlano ai morti ed offrono loro dei cibi.
In realtà, il Giapponesi credono che il mondo dove si trovano i morti sia il vero mondo, mentre quello in cui noi vediamo e percepiamo le cose attraverso i sensi è quello falso, in quanto effimero e limitato. Per un giapponese l’offerta di cibo non costituisce un dovere, ma un piacere e una gioia, proprio come lo è per una madre dar da mangiare alla famiglia.

Suicidio Giapponese

Ancora una volta ci troviamo di fronte alla mentalità fondamentale dei Giapponesi, per i quali vita e morte sono una cosa sola. Se non si capisce questo concetto non si può nemmeno capire un “harakiri” dei samurai o il “kamikaze” dei soldati giapponesi. Il fine ultimo dell’arte di maneggiare la spada nella scherma giapponese è di raggiungere la realizzazione del concetto di unità fra vita e morte.

400px Amaterasu cave

Il terzo concetto fondamentale della mentalità giapponese è la visione monistica di Dio e dell’uomo che si differenzia dalle concezioni cristiana ed ebraica. Io credo che tutte le religioni e le fedi primitive avessero in origine tale concetto di base, per cui Dio e l’uomo venivano concepiti come una cosa sola. Per i giapponesi, che per loro fortuna hanno vissuto in un ambiente pieno di sole, acqua, terra fertile e boschi verdi, la Natura era meravigliosa e la vita felice e gioiosa; finché non arrivò il Buddhismo portando con sé una visione negativa della vita: vita è sofferenza.
A partire da quel momento, la visione giapponese della vita divenne più pessimista.
Tuttavia, occorre riconoscere che il Buddhismo ha arricchito la mentalità giapponese, creando la consapevolezza della fugacità dell’esistenza e la concezione filosofica per cui tutto cambia in continuazione.

Cascatelle

Conseguentemente a ciò, la mentalità giapponese fu influenzata principalmente da due punti di vista: gioia e dolore, ottimismo e pessimismo, yin e yang. Una di queste appare predominante sull’altra in determinati luoghi, periodi e personalità storiche. Eppure nel complesso, la mentalità, il comportamento, la morale o la religione giapponese significano una cosa sola: un totale apprezzamento del creatore della vita e della natura, il che di per sé è piuttosto una visione shintoista della vita. Questo creatore veniva considerato un dio quando gli uomini venivano in contatto con la natura.
Dio era un genitore affettuoso padre e madre nel contempo non un “onnipotente” iroso e severo. Tuttavia, io sviluppo del livello di vita ha separato sempre più l’uomo dalla natura, che è Dio. Si è cominciato a vivere sempre meno a contatto con essa e sempre più dipendenti dalle comodità e dal mercantilismo creati dall’uomo, dimenticando l'importanza dei cibi giusti. L’ego dell’uomo ed il pensiero concettuale si sono potenziati a tal punto da portare come conseguenza all’incapacità di percepire l’unità.
Abbiamo separato Dio dall’Uomo   ..............
 
 

Tags: Macrobiotica

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